Nuovi biomarcatori per distinguere l’ipertrofia prostatica benigna, le lesioni precancerose e il tumore della prostata 29 Settembre 2025 Un recente studio ha valutato l’importanza diagnostica di alcuni marcatori molecolari circolanti e contenuti negli esosomi per migliorare la distinzione tra diverse patologie prostatiche: l’ipertrofia prostatica benigna (BPH), le lesioni precancerose (PL) e il carcinoma prostatico (PCa).I ricercatori si sono concentrati su un gruppo di molecole già note per il loro ruolo nei processi cellulari legati allo stress, alla regolazione della morte cellulare programmata (apoptosi), all’infiammazione e alla progressione tumorale. Tra queste vi sono due peptidi derivati dai mitocondri (Humanin e MOTS-c), un RNA non codificante lungo (GAS5) e due microRNA veicolati dagli esosomi (miR-21 e miR-103).Lo studio ha coinvolto 375 uomini con sospetto tumore della prostata. Nei campioni di plasma sono stati misurati i livelli di Humanin, MOTS-c e GAS5, mentre dagli esosomi sono stati estratti e analizzati i microRNA. L’accuratezza diagnostica dei vari marcatori, singolarmente e in combinazione, è stata valutata con diversi approcci statistici, tra cui l’analisi delle curve ROC e modelli ad albero decisionale.I risultati hanno mostrato:Humanin e GAS5risultavano significativamente ridotti nelle lesioni precancerose e nel tumore rispetto all’ipertrofia prostatica benigna, suggerendo un loro ruolo nella transizione precoce verso la malattia.miR-21 e miR-103 erano invece aumentati in maniera rilevante nel carcinoma prostatico; in particolare, miR-21 ha dimostrato un potere discriminativo eccezionale nel distinguere le diverse fasi della patologia (AUC quasi perfetta).MOTS-c mostrava livelli più alti nelle lesioni precancerose rispetto all’ipertrofia, indicando una possibile funzione nei primi stadi della trasformazione maligna.Combinando Humanin, GAS5 e MOTS-c in un modello basato solo sul plasma, i ricercatori hanno ottenuto un’accuratezza di classificazione del 95% nel distinguere i diversi gruppi clinici.Questi risultati evidenziano che un pannello integrato di biomarcatori circolanti ed esosomiali potrebbe rappresentare un approccio non invasivo promettente per stratificare il rischio nelle malattie prostatiche. Una simile strategia, se confermata, potrebbe migliorare la precisione diagnostica e favorire decisioni cliniche sempre più personalizzate nella gestione del tumore della prostata.